Da mobili contenitori a complementi d’arredo decorativi, le librerie dal medioevo ai nostri giorni hanno subito un’evoluzione nello scopo e nella forma. Le prime librerie sono comparse nei monasteri, luoghi di culto e di cultura con la più alta concentrazione di libri. I volumi scritti a mano erano estremamente deperibili e la necessità di avere dei mobili ad hoc per proteggerli dagli agenti esterni, fu la ragione per cui si svilupparono le prime librerie e teche. Tuttavia fu solo con l’invenzione della stampa che i libri iniziarono a diffondersi e sorse l’esigenza di avere dei mobili d’arredamento specifici anche nelle abitazioni private. Nell’ottocento le librerie entrarono definitivamente a far parte degli arredi delle case e come il resto dei mobili subirono le trasformazioni portate dal susseguirsi delle nuove tendenze e dallo sviluppo del disegno industriale. In questo articolo passiamo in rassegna alcune librerie iconiche che hanno segnato l’evoluzione di questo mobile da mero contenitore a oggetto di decorazione.
Iniziamo il nostro viaggio con LB7 Infinito progettata da Franco Albini nel 1956/57, una libreria divisoria costituita da contenitori e mensole che possono dar vita a molteplici combinazioni. Sistemi di questo tipo erano particolarmente diffusi alla fine degli anni ’50 e utilizzati per separare il soggiorno e la sala da pranzo.
Proseguiamo con la libreria montata a parete 606 Universal Shelving System di Dieter Rams, che grazie alla struttura quasi inesistente, diventa emblema del minimalismo. La 606 Universal Shelving System affermò di fatto la necessità di realizzare mobili dinamici in grado di evolversi nel tempo per soddisfare esigenze mutevoli.
Nel 1968 la libreria autoportante Congresso Lips Vago, ricevette il premio SMAU Industrial Design Award, per il suo design semplice, lineare, flessibile ed estremamente robusto. Il sapiente uso della tecnica costruttiva della lamiera piegata e lo stile senza tempo la rendono un’icona dell’arredamento, tutt’ora attuale.
Nel 1977 Vico Magistretti realizzò Nuvola Rossa e introdusse una visione astratta del mobile ridotta ai soli montati, piani e puntoni. Una peculiarità di Nuvola Rossa era la struttura pieghevole, probabilmente ispirata ai mobili della tradizione coloniale cui spesso Magistretti fece riferimento.
Successivamente nel 1981, Ettore Sottsass creò la libreria Carlton, una struttura a metà tra libreria divisoria e totem che da subito segnò la diffusione del postmodernismo. Con Carlton si stabilisce la preminenza della forma (i colori, le linee e gli spazi) sulla funzione, e la libreria iniziò il percorso di trasformazione in oggetto decorativo.
In seguito la Bookworm di Ron Arad portò a compimento la trasformazione avviata da Sottsass, a tutti gli effetti un complemento d’arredo che ha una sua ragion d’essere indipendentemente dalla presenza dei libri.
Concludiamo con la libreria Drop di Nendo, il quale attribuì sembianze quasi antropomorfe all’oggetto che non a caso era parte della collezione “dancing squares” e sfidò la forza di gravità mantenendo l’ultimo cubo inclinato.
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